Esistono oggi molti modi di riappropriarsi del territorio in cui si vive e partecipare attivamente nella propria comunità. Uno di questi è la mappatura e cioè una rappresentazione semplificata dello spazio che evidenzia relazioni tra componenti di quello stesso spazio. Tra le tante modalità di creare una mappa si è fatto largo, soprattutto negli ultimi anni, l’utilizzo di software open source per progetti di mappatura partecipativa in tutte le parti del globo, compresi paesi in via di sviluppo e del Sud del mondo.
Attualmente in Piemonte è in corso un progetto che utilizza uno di questi software di mappatura creato e messo a disposizione delle persone, Ushahidi. Crowdmapping mirafiori sud è un progetto di ICT4D che, grazie all’utilizzo di questa tecnologia open source importata dal Kenya, ha come obbiettivo quello di individuare le barriere territoriali e sociali che impediscono ai cittadini di vivere appieno il loro quartiere.
Crowdmapping Mirafiori Sud
Il progetto è stato finanziato con i fondi 5×1000 del Politecnico di Torino per la progettualità studentesca, ed è nato con il supporto della Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus, il Comune di Torino ed è sotto la guida del CRD-PVS del Politecnico di Torino, centro impegnato in attività di ricerca, di documentazione e di formazione nel campo dell’habitat nei Paesi in via di sviluppo ed emergenti.
Come si legge nella home page del sito web, Crowdmapping Mirafiori Sud ha lo scopo di conoscere, individuare e comunicare gli ostacoli che impediscono di percorrere e vivere liberamente questo quartiere.
La zona, che dagli anni Cinquanta è stata considerata la capitale indiscussa delle grandi ondate di migrazione interna causate dall’espansione dell’industria automobilistica della FIAT, si ritrova oggi con le strade semi deserte e con la maggior parte delle case disabitate.
La mancanza di servizi come l’assenza di un supermercato, la scarsa connessione dei trasporti pubblici con le altre zone di Torino, la mancanza di luoghi di svago e la poca cura degli spazi aperti spinge ogni anno i più giovani del quartiere a trasferirsi in altre zone della città e a contribuire così all’abbandono della zona.
Ma Mirafiori, per la sua posizione strategica, le potenzialità di sviluppo future e la vicinanza del Politecnico e quindi di una numerosa e attiva comunità studentesca, ha tutti i requisiti per diventare un quartiere di nuova immigrazione, una immigrazione che, diversamente da quella presente al tempo della Fiat, restituirà un nuovo volto a quelle che sono le attività culturali e commerciali della zona.
Come funziona
Con l’aiuto della Fondazione Mirafiori e di una cittadinanza attiva del quartiere, Il team di lavoro raccoglie, insieme agli abitanti della zona, ogni tipo di segnalazione e riporta le informazioni divise per categorie su di una mappa, in modo che siano visibili ed accessibili a tutti, dai cittadini agli attori locali. E per trasformare le segnalazioni inviate via SMS o via App, si è deciso di utilizzare Arduino, una schedina elettronica con un microcontrollore e circuiteria di contorno, utile per creare rapidamente prototipi e per scopi hobbistici e didattici.
Periodicamente i ragazzi che portano avanti il lavoro fanno delle passeggiate insieme agli abitanti della zona e, ascoltando commenti o lamentele relativi a qualche zona specifica, annotano le segnalazione per inserirle successivamente nella crowdmap e documentando il tutto con fotografie e riprese. Nei prossimi appuntamenti di Settembre, invece, si terranno dei workshop in cui si spiegherà agli abitanti del quartiere come utilizzare indipendentemente il sistema di invio delle segnalazioni, cosicché la mappa si aggiornerà automaticamente con il lavoro dei cittadini stessi.
Ma cosa è una crowdmap?
La crowdmap, dal nome stesso della parola, è una piattaforma gratuita finalizzata alla raccolta collettiva di informazioni ed è stata ideata da Ushahidi, un’organizzazione no-profit di Nairobi che ebbe come obbiettivo primario quello di monitorare le violenze avvenute dopo le elezioni presidenziali del Kenya nel 2007, ma che venne utilizzata in seguito per mappare diversi eventi di crisi come disastri ambientali, crisi umanitarie e politiche, elezioni e violenze di genere.
Ushahidi offre degli strumenti che permettono ai locali di inviare informazioni, usando i loro telefoni cellulari o internet, creando un archivio temporale e geospaziale degli eventi e trasformando così gli input informativi delle segnalazioni in output visuali.
La ‘mappa’ segue un procedimento che smantella i processi comuni di mappatura e affronta un novo tipo di approccio partecipativo. Non più un azione top down, imposta quindi dall’alto come mero processo di studio statistico di un territorio, ma un approccio che cerca qualcosa in più che l’aspetto territoriale in sé. Le persone (crowd), nella crowdmap, non solo risultano fondamentali, ma ne diventano l’elemento essenziale per la sua creazione.
Un esempio, quindi, di come le ICT e le tecnologie open source abbiano sempre di più un ruolo di importanza in progetti di inclusione sociale e cittadinanza attiva, dove la partecipazione è l’elemento fondamentale per la buona riuscita di un progetto.
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