Quando pensiamo a Wikipedia, probabilmente la prima cosa che ci viene in mente è una grande enciclopedia gratuita consultabile in rete. Questo è sicuramente corretto, ma a mio parere non è sufficiente per descrivere un progetto rivoluzionario della portata di Wikipedia.
Wikipedia, sul suo sito, si descrive così:
“Wikipedia è un’enciclopedia online, collaborativa e gratuita. Disponibile in oltre 280 lingue, affronta sia gli argomenti tipici delle enciclopedie tradizionali sia quelli presenti in almanacchi, dizionari geografici e pubblicazioni specialistiche.
Wikipedia è liberamente modificabile: chiunque può contribuire alle voci esistenti o crearne di nuove. Ogni contenuto è pubblicato sotto licenza Creative Commons CC BY SA e può pertanto essere copiato e riutilizzato adottando la medesima licenza.“
Questa descrizione contiene qualcosa in più: chiunque può contribuire alle voci esistenti o crearne di nuove. La rivoluzione wikipediana non ha consistito semplicemente nel rendere disponibile gratuitamente un’enciclopedia. La rivoluzione, piuttosto, sta nel fatto che chiunque può dare il proprio contributo nella stesura delle pagine, a prescindere da qualsiasi cosa: anche dall’età. Dotti accademici o scapestrati dodicenni, non ha importanza: è sufficiente avere la conoscenza di un argomento “enciclopedico” per poter creare o aggiornare una pagina di Wikipedia.
Come associazione, siamo stati coinvolti in un interessantissimo progetto orientato ad avvicinare i ragazzi di alcune scuole medie della provincia di Cagliari a Wikipedia.
Piuttosto che portare Wikipedia nelle scuole, però, sono le classi che sono state portate all’interno delle biblioteche, l’habitat naturale dell’enciclopedia.
Abbiamo quindi presentato il progetto Wikipedia ad alcune classi delle scuole medie di Assemini e Decimomannu. Scopo delle presentazioni era quello di mettere i ragazzi in condizione di a leggerne criticamente le voci e di redigerne i contenuti. Trasformare i giovani da acritici fruitori passivi a redattori dei contenuti, passandogli, più in generale, l’idea che internet non solo non va subito, ma può anche essere “prodotto” attivamente.
Seppure per un’oretta soltanto, degli “scapestrati” dodicenni – che poi scapestrati non erano affatto hanno avuto l’opportunità di vestire i panni dei dotti accademici, sfruttando la tecnologia messa a disposizione dalla piattaforma wiki.
Le questioni sollevate dai ragazzi sono state molto varie: dal concetto di enciclopedicità all’uso delle fonti, passando per la questione del copyright e della netiquette. Chissà se hanno capito che il termine “open” non va a braccetto solo con “gratis” ma soprattutto con “condivisione”.
Insomma, un’esperienza che ha arricchito un po’ tutti, noi per primi, e che probabilmente non terminerà qui.