La nostra associazione promuove progetti di mappatura collettiva per OpenStreetMap, attraverso il coordinamento di un gruppo di volontari al fine di aiutare la mappatura di un territorio appartenente alle zone disagiate del nostro pianeta. Chiunque volesse partecipare al progetto, può ottenere maggiori informazioni visitando questa pagina.
Negli articoli precedenti abbiamo visto come l’uso di OpenStreetMap possa risultare estremamente utile per monitorare le elezioni, mappare crisi politiche e disastri naturali, o anche individuare e monitorare risorse locali per valorizzare il proprio territorio. Ma nella pratica, quali sono gli esempi di utilizzo delle mappe per affrontare questo tipo di problematiche?
Uno caso da tenere particolarmente in considerazione è certamente Ushahidi (“testimone” in swahili), una azienda non-profit nata a Nairobi in seguito ai disordini post-elettorali nel 2008. Il team di Ushahidi ha sviluppato una piattaforma open source che permette di raccogliere informazioni e di rendere visibili tali dati in una mappa interattiva online. Queste piattaforme si chiamano crowdmap, e il loro scopo principale è quello di offrire un valido strumento di monitoraggio non solo ad organizzazzioni e ONG, ma anche alle persone e cittadini che vivono in un determinato territorio.
Una crowdmap per tutti
Attraverso la crowdmap è possibile creare delle mappe online in pochi minuti, decidendo quale problema o evento si desidera mappare, e tutto questo attraverso un semplice percorso che permette anche a chi non è esperto di informatica di utilizzare la piattaforma. Ma la particolarità che permette di distinguere la crowdmap da una semplice mappa, è che le informazioni trasformate in dati visivi sono fornite dalle stesse persone che vivono una determinata crisi o evento attraverso diversi canali come SMS, email o Twitter.
Il progetto, creato nel 2010, ha avuto un notevole successo, ed è stato utilizzato in 159 paesi per i più svariati problemi, come nel caso del terremoto ad Haiti o l’emergenza tsunami in Giappone.
Uchaguzi 2013: prevenire disordini post-elettorali.
In vista delle prossime elezioni nazionali del 4 Marzo in Kenya, la piattaforma, creata e sviluppata nel paese, è stata utilizzata da una ONG di una baraccopoli di Nairobi, Map Kibera, per individuare eventuali disordini, scontri o qualsiasi situazione pericolosa che potrebbe verificarsi nel periodo delle elezioni e che potrà così essere monitorata con lo scopo di prevenire e gestire più efficacemente eventuali criticità. La zona in questione è Mathare, un agglomerato di slums in periferia di Nairobi che conta circa 500mila persone e la mappa è stata chiamata Uchaguzi 2013 Mathare slum, da Uchaguzi che in swahili significa “elezione”.
La mappa come strumento partecipativo
Le informazioni che verranno fornite dagli stessi abitanti del posto tramite uno dei tre canali sopra citati, verranno inseriti dal gestore in una delle categorie presenti nella mappa, che fungeranno da “filtri” per riconoscere i diversi problemi, disordini o violenze e rendere più consapevole chi guarda in merito a quello che sta accadendo nella propria zona.
Si presenta quindi come un momento altamente partecipativo e dal basso, e basta un semplice dispositivo mobile per segnalare la vista di un incendio, di un omicidio, di uno stupro o altri eventi negativi e positivi.
Sarà quindi la prima volta che questa tecnologia verrà utilizzata nel posto e con la finalità per cui è stata concepita, e che permetterà di monitorare gli eventi grazie alla partecipazione stessa degli abitanti dello slum in cui la crowdmap sta lavorando.
Map Kibera e OSM
Map Kibera è un’organizzazione non profit nata nel 2009 da un gruppo di giovani abitanti delle baraccopoli che decisero di creare una mappa servendosi di OpenstreetMap, un progetto che punta a creare e fornire dati cartografici, mappe di strade e geo localizzazioni libere e gratuite per chiunque ne abbia bisogno.
È grazie al loro lavoro di mappatura se oggi Kibera, il più grande slum africano, non è più invisibile agli occhi del mondo, mettendo in luce quelli che sono i problemi che affliggono zone ad alto tasso di povertà come il traffico, l’inquinamento, la mancanza di acqua e violenze di vario genere.
Un esempio di attivismo dal basso che ha garantito un riconoscimento di quelli che erano i disagi che affliggevano la zona, con conseguenti interventi da parte di enti e organizzazioni internazionali con politiche urbane e territoriali.
Elisabetta Demartis – è una studentessa di Cooperazione all Sviluppo e appassionata di web journalism e di tematiche legate alle ICT applicate allo sviluppo. A breve inizierà una ricerca in Kenya riguardo l’uso di nuove tecnologie per prevenire le violenze post-elettorali nelle baraccopoli di Nairobi.